Prodotti Agroalimentari Tradizionali PAT
Che cosa sono i Prodotti Agroalimentari Tradizionali
L’Italia è un paese ricco di eccellenze agroalimentari, apprezzate in tutto il mondo, ma che molto spesso sono vittime di contraffazione, proprio a causa del cosiddetto Italian sounding, fenomeno pericolosissimo che rischia di rovinare la reputazione di alcuni dei nostri tesori enogastronomici. L’esempio più famoso è sicuramente il Parmigiano Reggiano, la cui contraffazione genera prodotti come il Parmesan, molto distante dall’originale.
Questo è il motivo per cui sono state istituite le denominazioni come la DOP e l’IGP. A fianco dei prodotti più celebri, vi è un’enormità di prodotti di nicchia nel nostro territorio, veri e propri giacimenti della nostra cultura e tradizione e a loro tutela sono nate una serie di denominazioni altrettanto importanti.
Nello specifico, i prodotti agroalimentari possono essere certificati secondo i sistemi di qualità europei (DOP, IGP, STG) e quelli italiani. Tra questi ultimi, rientrano le certificazioni PAT che identificano i Prodotti Agroalimentari Tradizionali. Questa tipologia di denominazione non rientra nella legislazione di tutela europea, ma è tutelata dal Governo italiano attraverso delle specifiche normative. I PAT sono molto meno diffusi rispetto ai prodotti a marchio DOP e IGP, sono molto più simili alle De.Co (i prodotti di denominazione comunale), in quanto rappresentano piccolissime realtà italiane.
Vengono infatti definiti PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) tutti quei prodotti che caratterizzano un territorio e che hanno una produzione tradizionale locale. Sono considerati prodotti di nicchia, che rientrano in determinate aree geografiche e che hanno spesso un’offerta stagionale. I Prodotti Agroalimentari Tradizionali sono caratterizzati da una profonda connessione con il territorio e pertanto sono il risultato di legami vincolanti con fattori quali la tradizione, il territorio, le materie prime e per questo motivo vengono considerati parte integrante del patrimonio culturale. Non hanno però una forza tale da entrare nella grande distribuzione pur meritando una giusta valorizzazione nel mercato e di essere tutelati.
I Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani (PAT) sono prodotti inclusi in un apposito elenco, istituito dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF) con la collaborazione delle Regioni. L’aggiornamento e la pubblicazione annuale dell’elenco sono a cura del Ministero che ha anche il compito di promuoverne la diffusione a livello nazionale e internazionale. Nel 2019 in Italia sono presenti 5.128 prodotti PAT, e la regione che detiene il maggior numero di PAT è la Campania, con 569 specialità registrate.
Prodotti tutti italiani
I prodotti PAT sono quei prodotti tipici italiani radicati nel proprio territorio di produzione, che ereditano dal luogo e dalla cultura di appartenenza caratteristiche particolari che li rendono unici e particolari. Rappresentano l’Italia meno conosciuta, dei piccoli borghi e produttori, delle primissime osterie, delle famiglie che tramandano le tradizioni di generazione in generazione e che contribuiscono a raccontare il passato antichissimo di un luogo. Sono un riconoscimento tutto italiano, che rispecchia anche le nuove esigenze e tendenze, come il ritorno alle origini e le riscoperte delle tradizioni da parte dei consumatori. Infatti è sempre più frequente la realizzazione di eventi come sagre e feste di paese, dove si tende a valorizzare e promuovere i piccoli territori. Alla base della cultura e delle tradizioni italiane, i Prodotti Agroalimentari Tradizionali, sono il simbolo dell’enorme patrimonio enogastronomico del Bel paese e non è un caso se oggi ci sono più di 5000 prodotti tipici italiani.
I requisiti fondamentali
Per essere riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tradizionale, uno dei requisiti fondamentali è di essere ottenuto “con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni“.
A livello nazionale, i prodotti agroalimentari tradizionali vengono suddivisi nei seguenti settori:
- Bevande analcoliche, distillati e liquori
- Carni (e frattaglie) fresche e loro preparazioni
- Condimenti
- Formaggi
- Grassi (burro, margarina e oli)
- Paste fresche e prodotti di panetteria, pasticceria, biscotteria e confetteria
- Piatti composti
Per ciascun prodotto tradizionale viene compilata una scheda identificativa con i seguenti elementi:
- categoria;
- nome del prodotto, compresi sinonimi e termini dialettali;
- territorio interessato alla produzione;
- descrizione sintetica del prodotto;
- descrizione delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura;
- materiali, attrezzature specifiche utilizzati per la preparazione e il condizionamento;
- descrizione dei locali di lavorazione, conservazione e stagionatura;
- elementi che comprovino che le metodiche siano state praticate in maniera omogenea e secondo regole tradizionali per un periodo non inferiore ai 25 anni.
COME SI FORMALIZZANO I PAT
I Pat sono istituiti ai sensi dell’ art. 8, comma 1 del D.lgs n.173 del 1998, che stabilisce la grande importanza spettante alla valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano e sancisce per la prima volta il concetto di prodotto tradizionale come tipologia di prodotto “destinato alla dieta umana” e assolutamente legato a fattori come il territorio, la tradizione, le materie prime e le tecniche produttive; la denominazione PAT, in sostanza, serve da garante al consumatore per quanto concerne la tipicità del prodotto, unendo ai metodi produttivi e alla lavorazione specifici metodi tradizionali. Nel 1999, il MiPAAF, con il DM n.350 del 08/09/99 ha emanato il Regolamento che esplicita le norme per disciplinare i prodotti agroalimentari tradizionali di cui all’art.8 del D.lgs n.173 del 1998 e ha dato compito alle regioni di redigere elenchi regionali, con il fine di tenerlo sotto controllo, e implementarlo in caso di necessità.
Per definire un prodotto agroalimentare PAT si fa riferimento all’articolo 1 del Decreto Ministeriale n. 350 dell’8 settembre 1999, che considera come tali “quelli le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultano consolidate nel tempo”. La produzione del prodotto deve essere praticata sul proprio territorio in maniera omogenea per un periodo non inferiore ai venticinque anni.
La richiesta di riconoscimento di un prodotto come tradizionale e il relativo inserimento nell’elenco regionale, può essere inoltrata da enti pubblici e privati e deve essere corredata da apposita documentazione storica e tecnica del prodotto.
Le informazioni che devono fornire sono, in particolare:
- nome del prodotto;
- caratteristiche del prodotto e metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo in base agli usi locali, uniformi e costanti, anche raccolti presso le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura competenti per territorio;
- materiali e attrezzature specifiche utilizzati per la preparazione, il condizionamento o l’imballaggio dei prodotti;
- descrizione dei locali di lavorazione, conservazione e stagionatura.
I Prodotti Agroalimentari Tradizionali sono associati ad occasioni speciali, legati a particolari stagioni e la loro preparazione viene tramandata da generazione in generazione. Questo tipo di prodotto viene realizzato secondo regole ben precise e fanno parte del vastissimo patrimonio gastronomico del nostro Paese. Risulta essenziale proteggere le unicità dei prodotti PAT garantendo la loro valorizzazione e la corretta comunicazione delle loro caratteristiche ai consumatori. L’Italia e il Mipaaf si impegnano fortemente per la protezione del patrimonio gastronomico e, di conseguenza, per la protezione dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali.
Possiamo concludere che la certificazione PAT, non serve soltanto ad identificare e a classificare i prodotti del nostro territorio, ma ha l’importante ruolo di sostenere la popolazione rurale e valorizzare le piccole produzioni tradizionali che apportano benefici sia a livello sociale sia a livello ecologico.