05/10/2022
GEA i colori della terra
Cosa ci fanno una salentina e un milanese nel polo industriale più famoso della provincia bresciana?
Scopriamo insieme Gea i colori della terra
Cosa ci fanno una salentina e un milanese nel polo industriale più famoso della provincia bresciana?
Semplice, coltivano varietà rare di frutta e verdura, raccolgono erbe spontanee e organizzano corsi di foraging. Se aggiungiamo inoltre che Jacopo è laureato in filosofia e Francesca all’Accademia di Brera ecco che il quadretto è ancora più chiaro.
Chiaro perché la vita in ufficio non faceva per loro, la vita iper competitiva e frenetica non era nelle loro corde ed ecco quindi che hanno approfittato di un bando di Regione Lombardia, La Banca della Terra Lombarda, per prendere in affitto un terreno di 6 ettari circa in località Poffe a Lumezzane.
Qui, dopo aver eliminato i rovi che ricoprivano gran parte del territorio, hanno recuperato i terrazzamenti originali e iniziato la loro avventura agricola verso la fine del 2018. Nasce così Gea i colori della terra.


Un’agricoltura che fa rima con etica, poiché sin dall’inizio hanno deciso di recuperare varietà di frutta e verdura differenti da quelle che siamo abituati a vedere. Fra queste per esempio la zucchina pâtisson, che con la sua forma a disco volante sarebbe sicuramente apprezzata dai più piccini, e diverse varietà di patate, di colori differenti.
Quei colori che danno il nome alla loro realtà, Gea i colori della terra, perché essa è ricca di sfumature, non è né monocromatica né monocolturale, è semmai l’uomo che l’ha addomesticata, obbligandola a fornirci solo la patata gialla o poche varietà di legumi, privandola di quella biodiversità fondamentale per la nostra esistenza e la nostra salute.
Ma il loro impegno verso la riscoperta di un’agricoltura più rispettosa e varia non si ferma qui; Francesca infatti, l’anima più creativa della coppia, ha cominciato ad appassionarsi al foraging, frequentando corsi e mettendo poi in pratica nei boschi l’arte delle erbe spontanee.


Con grande stupore ne hanno subito notato l’enorme varietà in questo territorio e hanno cominciato a raccogliere tarassaco, artemisia, gemme di abete rosso o la versatile vitalba. Da qui è iniziata anche l’avventura della loro trasformazione in sciroppi, polveri e confetture che hanno attirato l’attenzione anche di numerosi chef.
Se siete curiosi di vedere cosa producono date un’occhiata al sito dell’alveare che dicesi di Rodengo SOianao, sono sicuro che ne rimarrete sconvolti.
L’agricoltura ha sicuramente bisogno di persone come Jacopo e Francesca, un’agricoltura vista con uno sguardo diverso, lontano dalle colture intensive, un’agricoltura che avvicina la gente e che ci riporta alla memoria i racconti dei nostri nonni, che sapevano distinguere e dare il giusto valore a ciò che incontravano nei boschi durante le loro passeggiate e trasformarle in piatti che oggi non risultano più convenzionali.
Per seguire le loro attività tenete d’occhio la loro pagina Instagram ed il loro sito web.

Articolo a cura di:
Francesco Spacagna